I racconti di Karin è una microrivista artistico - letteraria dove possono trovare spazio quegli artisti, scrittori, vignettisti, poeti, che hanno qualcosa da dire, da mostrare, che desiderano trovare un piccolo angolo dove dare luce alle loro opere.

Questo è il blog della rivista perciò i lettori e gli artisti che ci seguono qui potranno parlarsi direttamente, dare opinioni e magari anche qualche consiglio...

I racconti di Karin ISSN 2035-7079



16 feb 2009

I racconti di Karin n° sette


E' finalmente online il numero sette della rivista con parecchi nuovi racconti, nuove poesie e illustrazioni !
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Vi auguriamo naturalmente una buona lettura e ci auguriamo che anche tu che stai leggendo ora, possa diventare un autore de "I racconti di Karin".

14 feb 2009

Racconto per San Valentino

Oggi è San Valentino e per festeggiare insieme l'evento vi posto un mio racconto parecchio datato, che è risultato Vincitore alla 14° Edizione del Premio Nazionale "San Valentino" in Bussolengo (Verona) nell'ormai lontano 1997.
Vi auguro tanto amore per tutti e non solo in questa giornata.
Stefano Pelloni


I COLORI DEL BUIO



Un tocco lieve, quasi impercettibile, quasi come fosse la mano di un fantasma.
Michele si ritrae, per un attimo, poi i suoi muscoli si rilassano.

Un nugolo di ricordi, dolorosi, come aghi conficcati nella pelle, come piaghe sotto i piedi.
I bimbi che ridono, che lo spingono e lui con le braccia protese in avanti, per cercare di difendersi da quelle voci.
Quando era piccolo non capiva.
"Perché? Perché fanno così? Quale è il motivo della loro malvagità?"
Interrogativi eterni, che si erano ripetuti per anni, e che diventarono via via più insistenti, continui, terribili.
Lui non conosceva la luce.
Era nato cieco, in un mondo strano ma colorato. Era difficile a spiegarsi.
Lui il suo mondo lo vedeva, era quello esterno che gli era vietato.
Non sapeva cosa volesse dire "non vedere", per lui era naturale essere così.
E così quando gli raccontarono del sole e delle stelle lui se li immaginò e li vide, sì, li vide perfettamente, e loro avevano la forma ed i colori a cui aveva assegnato, ed ogni cosa era al suo posto.
Però la gente non capiva, e continuava a trattarlo come se fosse diverso.
Cosa voleva dire non avere la vista?
Per lui voleva dire semplicemente non possedere uno strumento, utile sì, ma non necessario.
Se coloro che la possedevano erano come quei bimbi, che poi sarebbero diventati ragazzi ed infine uomini, voleva dire che non serviva a maturare.
La sua vista erano le mani, così sensibili, ma soprattutto lo era la sua mente.
Gli bastava sentire una voce per darle una forma, gli bastava un profumo per vedere un sentimento, gli bastava una mano per capire l'amore.
Cosa vi era di così diverso da tutti gli altri?
Era poi così terribile non potere usare gli occhi?
La risposta era "no", semplicemente.

Un altro tocco. Questa volta più lieve, dietro all'orecchio.

Ed i ricordi affioravano dallo stretto velo della mente.
Michele aveva viaggiato, aveva girato il mondo.
Era stato in mezzo a uomini e a donne disperate, aveva visto l'odore della guerra, aveva provato le carestie, aveva vissuto con tribù disperse nella foresta che vivono semplicemente di quelle poche cose che aveva dato loro la natura.
Però una cosa aveva intuito: con loro non si sentiva cieco, lui non era diverso.
E qui Michele cominciò a capire.
Era la gente semplice che capiva ciò che lui provava. Loro erano esattamente come lui. Erano considerati diversi dall'umanità solamente perché alcuni avevano un colore diverso della pelle, o perché vivevano semplicemente di quello che la natura offriva a loro.
"E se tutti fossimo ciechi?" pensava.
"Sicuramente non esisterebbe razzismo, perché non vedendola la pelle diventa uguale per tutti. Le persone sarebbero più felici perché nessuno sarebbe brutto, e gli specchi, finalmente, sarebbero aboliti... Come sarebbe bello questo mondo!".

Una mano ora, sulla sua.

E la mente tornò a quando trovò il paradiso.
Stava camminando quando inciampò e cadde per terra.
Due braccia lo sollevarono delicatamente, ed un profumo pervase l'aria intorno a lui.
Era profumo di donna, non vi era dubbio.
- Ti sei fatto male ? -
Non era una voce qualsiasi. Le diede subito una forma, e capì che davanti a lui non vi era una persona qualunque, ma colei che lo avrebbe sorretto per tutta la sua vita.
E così fu .
Stefania era dolce, e quello fu un momento incredibilmente magico anche per lei.
Il destino aveva fatto scoccare la scintilla e ben presto i due sarebbero diventati amanti, fatti l'uno per l'altro.
E qui Michele cominciò a vedere veramente i colori. Stefania era sensibile, ed aveva un metodo molto particolare per fargli vedere la luce .
Il sole era Giallo, ed il giallo era un colore caldo, per cui dava da toccare a Michele un qualcosa di caldo. La neve era bianca, ed il bianco era un colore freddo, per cui gli faceva toccare un cubetto di ghiaccio.
E quando facevano l'amore lei gli diceva che quello era il colore rosso, il colore della passione.
Il dolore era nero, e la felicità azzurra.
Michele era entusiasta. Nessuno mai nella sua vita gli aveva mostrato così semplicemente ciò che, in teoria, non poteva vedere. Sì, in teoria, perché ora lui era veramente come tutti gli altri e ciò lo riempiva di gioia.
Fu così che, finalmente, Michele rivide tutto ciò che la natura gli aveva negato. E questo non per merito di medicine figlie della superscienza moderna, ma tramite l'amore e le cure di un altro essere umano.

Le mani ora si uniscono, e Michele e Stefania si appresteranno a fare all'amore in un giardino incantato pieno di fiori di mille e più colori...

Karin TV

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